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Intervista alla scrittrice Filomena Iovinella

Intervista alla scrittrice Filomena Iovinella

Qual è stata la fonte di ispirazione principale per iniziare a scrivere libri?

Le fonti di ispirazione sono state tante, ma le ho comprese ancora meglio, proprio quando ho iniziato a scrivere. Da sempre mi piace arricchirmi e seguire l’arte attraverso film, spettacoli teatrali, mostre e poi ancora musica e ovviamente libri (lettura). Pertanto posso dire che mi ispiravo senza saperlo, poi è accaduto tutto naturalmente, la parola scritta ha preso un posto unico nella mia vita, si è seduta in prima fila e ha sottolineato con forza la mia necessità, il mio percorso nella vita. 

– Come affronta la sfida di creare personaggi autentici e coinvolgenti nei suoi libri?

La sfida più ardua e più affascinate è proprio dar vita ai personaggi. All’inizio ci metto tempo, c’è quel vuoto che sembra vano, quasi tempo perso, una sensazione indescrivibile, ma quello spazio non è perso perché invece scandisce il tempo della pazienza e del rigore dentro di me, fino a quando poi emerge e prende vita. Quando nasce la voce di un personaggio la seguo e mi faccio coinvolgere, pongo le basi della sua unicità e seguo l’emotività, deve essere credibile, come fossi io per prima, il suo lettore.

– Quali sono i temi o messaggi che cerca di trasmettere attraverso le tue storie?

Le tematiche che cerco, di volta in volta, sono molto inerenti all’attualità, alla ricerca di identità e di maturazione, sono molto ancorata alla terra, alla realtà, pur usando tantissimo la fantasia; ma la luce finale di ogni trama deve portare in sé una riflessione esistenziale profonda, è una mia esigenza ed è una esigenza che voglio, tutte le volte, donare ai miei lettori.

– Quali sono i suoi libri preferiti ai quali si ispira?

I libri ai quali mi ispiro sono spesso non semplici, non lineari, non amo le trame ben costruite e che seguono un piano narrativo preciso; preferisco gli autori più maledetti che rompono le linee della narrazione con colpi improvvisi. Sono solita leggere più testi contemporaneamente, non mi importa il genere, ogni libro è unico e fa scuola a sé. Adesso, per esempio sto leggendo un classico di avventura, un horror e un saggio.

– Quali sono le tecniche che usa per mantenere l’attenzione del lettore e tenerli coinvolti nella trama?

A questa domanda credo di aver risposto in parte già in precedenza. La mia tecnica base è quella di farmi trasportare dal personaggio nelle fasi iniziali, dal quale nasce un primo canovaccio (stile commedia dell’arte) poi scandisco e vario il tempo e il ritmo della storia. Ecco! Il ritmo è un’altra cosa a cui tengo molto, credo che l’attenzione del lettore possa essere sollecitata quando la lettura non presenta pause e un piano narrativo non del tutto chiaro. Riconosco che in questo modo richiedo al lettore una maggiore presenza di spirito e di concentrazione, ma la disciplina è una buona alleata anche nella lettura, insomma, si comprende che non amo le cose facili. Gli incastri dei piani narrativi sono complessi, ma mi lasciano senza fiato e mi esaltano.  

– Scrittore come dono o come impegno costante?

Non posso affermarlo io in prima persona se quello che faccio sia derivante da un dono personale, ma se pur dovessi partire da questa base; un dono va sempre e comunque sollecitato, allenato, migliorato. L’impegno, come chiede nella domanda, è parte di questo gioco meraviglioso della creazione. Il dono e l’impegno fanno la parte del leone, in ogni realizzazione che l’uomo intraprende per creare, qualsiasi sia l’ambito.

– Quali sono i tuoi progetti futuri?

Attualmente sto rivedendo un nuovo progetto, un testo inedito quasi pronto e sto valutando anche un percorso editoriale nuovo. Il cambiamento costa, ma è necessario per mettersi alla prova e sperimentare.

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