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PAROLE D’AUTORE: INES CURZIO RACCONTA IL SUO NUOVO LIBRO “IL MARCHIO DEI WAUNIR”

PAROLE D’AUTORE: INES CURZIO RACCONTA IL SUO NUOVO LIBRO “IL MARCHIO DEI WAUNIR”

Qual è stata l’ispirazione principale dietro la creazione del tuo libro?

Alla base del romanzo ci sono studi approfonditi di mitologia e ricerche sulle possibili reinterpretazioni di leggende e miti nel mondo. Queste storie mi hanno affascinata fin da piccola e sono state la fonte d’ispirazione principale. Negli anni ho pubblicato saggi e articoli su questi argomenti, ma desideravo creare una storia che facesse vivere le leggende più da vicino, certa che la narrativa è un mezzo più immediato e diretto per coinvolgere anche i lettori meno abituati a certi temi. Inoltre, essendo io musicista di professione, le frequenze sonore e le loro applicazioni sono state un’altra fonte molto importante per dar vita ad alcuni degli eventi narrati.

Come hai sviluppato i personaggi di Ashni e Kiran? Ci sono stati eventi o persone reali che hanno influenzato la loro caratterizzazione?

Ashni e Kiran rispecchiano due giovani di un lontano passato costretti a scontrarsi con le leggi divine che tanti popoli antichi applicavano. Anche per la loro costruzione mi sono ispirata ai protagonisti di un mito, in particolare la leggenda dell’amore impossibile tra le stelle Vega e Altair, altrimenti indicati come la tessitrice e il mandriano nelle feste tipiche orientali in cui si ricorda questa storia contrastata. Non ci sono influenze dirette da parte di persone reali, ma sicuramente l’osservazione costante e reale di caratteri, emozioni, paure, mi ha aiutata a sviluppare i personaggi per renderli più veri.

Il tema del sacrificio è centrale nel tuo romanzo. Cosa ti ha portato ad esplorare questo concetto e come pensi che risuoni con i lettori?

Ogni giorno tutti noi siamo chiamati a compiere piccoli e grandi sacrifici, che sia per realizzare i nostri sogni oppure per aiutare le persone che amiamo. Penso però che la società sia sempre meno incline ad accettare il sacrificio per il bene altrui. Il sacrificio in sé ha mille sfaccettature, da quelle più altruistiche alle forme più egoistiche. In qualche modo nel romanzo volevo rappresentare questo caleidoscopio di possibilità, portando il lettore a riflettere sulle scelte personali che ognuno deve affrontare e sulle inevitabili conseguenze che hanno sugli altri, nel bene o nel male.

La mitologia e le leggende giocano un ruolo cruciale nella tua storia. Quali fonti o tradizioni mitologiche hai consultato?

Per quanto riguarda la fonte diretta, in riferimento all’area geografica e al periodo in cui è ambientato il romanzo, ho tratto spunto dai miti vedici poiché l’influenza hindù è stata molto forte in tutto il Sud Est Asiatico proprio a partire dall’età del bronzo, cornice in cui si svolge la mia storia. Ci sono però richiami alla mitologia sumera, ebraica e di altre parti del mondo, che pur a migliaia di chilometri di distanza, condividono storie simili fra loro, come se tutti i popoli custodissero lo stesso antico passato, solo descritto con lingue diverse.

Puoi parlare del processo di scrittura del romanzo? Ci sono stati momenti particolarmente difficili o gratificanti?

Inizialmente ho steso solo un piccolo schema di eventi e di personaggi, prendendo spunto dalle ricerche cui accennavo prima. In pratica ho scelto gli ingredienti che secondo me non potevano mancare per affrontare il tema della reinterpretazione dei miti. Poi è seguita la fase più importante, quella di concatenazione di questi elementi mitologici all’interno dell’intera trama che ho costruito sulle due ante di un grande armadio bianco nella tana in cui mi rifugio a scrivere. Un enorme bacheca di post-it collegati fra loro. Poi, scrivendo, è successo che in alcuni momenti i personaggi mi conducessero altrove, dov’era più naturale e logico per loro. Li ho seguiti ed è stata la fase più magica ed emozionante, perché questo me li ha fatti sentire vivi e reali, nel bene o nel male delle loro azioni. Alla fine, è diventata una collaborazione fra me e loro che spero abbia soddisfatto entrambi!

Come hai gestito l’equilibrio tra avventura, suspense e riflessione filosofica nella narrazione?

Essendo mio desiderio portare al lettore teorie e reinterpretazioni sul nostro passato, correvo il pericolo che il romanzo diventasse troppo didascalico. Questo mi ha spinta a costruire una storia con colpi di scena e eventi inaspettati, intrighi e complotti, che coinvolgessero il lettore, conducendolo attraverso un viaggio di crescita assieme al protagonista che si ritrova, suo malgrado, a dover apprendere l’esistenza di una realtà molto diversa da quella che conosce nella sua limitata vita del villaggio. Le azioni, siano esse sacrifici, tradimenti o vendette di molti personaggi sono conseguenze dirette di elementi oggi collegati alla riflessione filosofica e storica, ma vissute da loro nella vita reale. Il lettore è così condotto a riflettere attraverso le vicende stesse dei personaggi, oltre che attraverso le spiegazioni della guida Rasyel.

Il personaggio del vigilante critico nei confronti degli dèi aggiunge una dimensione interessante alla storia. Qual è il suo ruolo simbolico nel romanzo?

Il Vigilante Rasyel richiama tutta una sfera di miti narrati nel Libro dei Giganti di Enoch. Prende spunto, inoltre, dagli Angeli Guardiani di tradizione ebraica, rivisitato con elementi tratti dalle leggende sumere. Il suo ruolo è proprio quello di mettere in discussione le scelte operate dagli “dèi” perché teme che avranno conseguenze impreviste e negative sull’umanità rispetto a quelli che sono i programmi decisi dai suoi superiori. L’umanità, secondo lui, non è pronta per essere lasciata sola perché rischia di fraintendere il proprio passato e reiterare gli errori commessi da quegli stessi “dèi” che vorrebbero mettere ordine e consegnare agli uomini un futuro libero da schiavitù, violenza e sete di potere. Il suo ruolo quindi, un po’ brontolone e polemico, ha proprio lo scopo di provocare il lettore. Anche gli “dèi” possono sbagliare, lo stesso passato di Rasyel lo dimostra e lui ne porta tutto il peso addosso, però è costretto a rispettare i programmi imposti dai superiori e sperare che l’uomo, col tempo, giunga alla consapevolezza necessaria per capire il proprio complesso retaggio.

Il marchio dei Waunir esplora possibili verità nascoste dietro miti e leggende. Qual è il messaggio principale che speri i lettori colgano da questo tema?

Il messaggio di fondo è proprio quello suggerito da Rasyel: forse dovremmo rileggere con occhi moderni il nostro passato, celato nelle leggende di tutto il mondo, per capire meglio il presente e diventare una umanità migliore.

Quali sono stati i tuoi autori o libri preferiti mentre crescevi e come hanno influenzato il tuo stile di scrittura?

Fin da adolescente mi sono immersa nei romanzi e nei racconti di Asimov, Lovecraft, Poe. Adoro quegli autori che sanno suscitare emozioni profonde e stati d’animo anche attraverso la sola descrizione dell’ambiente che a volte diventa vero e proprio personaggio. Ho letto anche tanti classici come Dostoevskij, Pirandello, Verga. Poi si sono aggiunti tutti i filoni arturiani e le storie celtiche come nei romanzi della Bradley o Brooks. Non ultimo “Il nome della rosa” che ritengo un esempio altissimo di ricostruzione storica. Già ai tempi del liceo mi sentii completamente trasportata in quel medioevo misterioso e contraddittorio. Apprezzo molto anche scrittori come Dan Brown per la capacità di miscelare nei romanzi elementi storici, mistero, azione e suspense. Ho cercato di fare miei gli elementi della letteratura che mi ha accompagnata in tanti anni con l’obiettivo, però, di creare uno stile mio, personale, non semplicemente ricalcato su altri.

Hai già idee o piani per un seguito?

Al momento sto lavorando all’aggiornamento del mio primo saggio “Gli Anelli mancanti” per ripubblicarlo. Intanto sto raccogliendo il materiale per scrivere il prossimo romanzo in cui la mitologia sarà sempre il motore di vicende avvenute in un passato remoto, però sarà ambientato in una terra ricca di segreti e magia, molto vicina e significativa per noi Italiani. “Il marchio dei Waunir” è nato per essere un romanzo autoconclusivo, ma devo ammettere che diversi lettori mi hanno chiesto, con mia grande sorpresa, di far tornare Kiran per nuove avventure e per ora non voglio precludere nessuna possibilità.

Dove è possibile acquistare il tuo libro “Il marchio dei Waunir”?

Il libro è disponibile sia in versione cartacea che ebook (Kindle e ePub) su Amazon e nelle principali librerie online.

Dove è possibile seguire il tuo lavoro di scrittrice sul web e sui social?

Ho un profilo personale su Instagram, Facebook e TikTok. Per quanto non sia una gran fanatica dei social ho dovuto adeguarmi per promuovere il libro, ma è proprio così che ho scoperto realtà molto interessanti per divulgare il romanzo e ho avviato ottime collaborazioni con persone davvero molto attente e sensibili. C’è inoltre una pagina Facebook completamente dedicata al libro che spero possa essere seguita da un numero sempre crescente di lettori.

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